13 ottobre (Gianluca). “Principi vestiti di stracci”

Oggi è un anno esatto dal nostro rientro dalla GMG a Cracovia, e ora, noi, ci troviamo all’inizio del nostro viaggio ad Adwa. E’ strano come le cose cambiano durante un solo anno: la svolta decisiva è stata quella di trovarmi in Africa. Le attività con i bambini le iniziamo domani, perciò suor Laura ci ha “permesso” di andare ad Axum a fare un giro per la città più sacra dell’Etiopia. Particolarmente suggestivo vedere i loro culti, gli abiti, i costumi e l’interno delle loro chiese: oggi abbiamo visitato la cappella dove è situata l’Arca dell’Alleanza, il monastero, la Cattedrale di Nostra Signora di Sion. Poi siamo andati nel regno della regina di Saba, moglie del re di Israele, Salomone. Siamo andati anche a vedere il confine con l’Eritrea: o meglio non lo abbiamo visto a causa della nebbia e pioggia. Chiunque vada in Africa si aspetta di trovare il caldo e l’afa. E invece freddo, pioggia e tanta umidità. Oggi ho incontrato vari volti, soprattutto di bambini che volevano venderci di tutto. Alcuni mi sono rimasti impressi nel cuore. Il primo è un bambino di circa un anno con il quale ho giocato a nascondino: ci siamo rincorsi e la sua risata mi ha illuminato la giornata, ha dato sole e calore ad una giornata nuvolosa e fredda. Ovunque tu sia, grazie. Dal profondo del mio cuore, non solo a te che mi hai conquistato con i tuoi occhioni, anche agli altri bambini che ho incontrato. Quando ci siamo fermati per una visita alla stele scolpita in tre lingue ho giocato a fare la linguaccia con un bambino e il suo sorriso e la sua bellezza erano imbattibili. Questi piccoli sono capaci di guardarti e di stregarti il cuore come nessuno altro può farlo. Ma vedere la loro povertà fa male. E’ vero che le persone locali non hanno nulla, ma dentro sono ricchi: “principi vestiti da stracci”, così li ha definiti da suor Laura ed è verissimo.  Inoltre fa male perché cibo e acqua dovrebbero essere beni comuni per tutti gli uomini. Noi cosiddetti occidentali non abbiamo nessun merito in più rispetto a questa gente bellissima. Oggi, durante la messa, mi sono sentito particolarmente vicino a Dio, ho ringraziato. Ho pensato alla realtà dove mi trovo, alla mia casa a Scampia, ai volti familiari e alla mia “comfort zone”. Ma come diceva suor Laura il tempo è l’unica cosa che non ci viene dato indietro e che vale la pena vivere una vita intensa, che passa attraverso varie esperienze, ed altre vite. Una cosa è certa: indifferenti, non si può stare.