13 ottobre (Giovanni). Una sacralità quasi tangibile

Primo giorno intero in Etiopia dopo essere arrivati ieri pomeriggio alla missione di Suor Laura, esausti dal lungo viaggio.

La colazione è stata alle 7:30, dopodiché con un pulmino leggermente sovraffollato, eravamo in due tre in più rispetto alla reale capienza, siamo partiti verso la nostra meta.

La tappa della giornata è stata Axum, che dista una ventina di minuti di macchina, pulmino nel nostro caso, da Adwa e quindi dalla missione: trattasi, da ciò che ci è stato detto e da ciò che ho capito, se non del centro culturale e religioso più importante e sentito dell’intera nazione, di uno dei maggiori. L’attrazione, se così la si può definire, principale, è l’arca dell’Alleanza, che si dice essere contenuta in un  piccolo edificio di pietra sormontato da una cupola turchese. Scrivo si dice, perché la visita dentro  l’edificio è assolutamente proibita a chiunque: l’arca è custodita da un monaco e un suo giovane aiutante, il quale diventa principale custode alla morte del suo superiore, e ad entrambi viene passato cibo a acqua dall’esterno.
Aldilà del fatto che la prova dell’effettiva presenza dell’arca dell’Alleanza non la si può avere, nonostante autorevoli studiosi abbiano concluso che potrebbe veramente trovarsi ad Axum, una cosa è certa: la sacralità ed importanza del luogo si sente, la definirei quasi tangibile. Ovviamente ci viene trasmessa dalle guide che ci raccontano il luogo, ma oserei dire che è quasi nell’aria, e sicuramente anche l’impossibilità di vedere l’arca, pur trovandosi, in teoria, a pochi metri dalla stessa, contribuisce a creare quest’aura di fascino e mistero.