18 ottobre (Yasmina) – Perchè hai quel coso nel naso?

Proprio come una grande parte dei così detti “ccciovani” della mia età che si rispetti, ho vari piercings. I classici orecchini, alcuni richiusi a causa di infezioni, un dilatatore – un must – e un septum piercing – quello che spinge molti baby boomers a comparare il mio naso a quello una vacca. Ovviamente, proprio come in Italia, il mio piercing ha attirato l’attenzione di molti bambini e giovani adulti (i più “âgés” tendono a far finta di niente). A più riprese i bambini mi hanno chiesto se era vero, se potevo alzare il viso in aria così da lasciarli scrutare l’interno del mio setto nasale. E io li ho accontentati, fino a quando la loro faccia deformata da espressioni che segnalavano terrore e disgusto mi ha spinto a reagire con un semplice “tranquilli, non mi ha fatto male“.

Dopo di che ho cercato di spiegargli come me lo ero procurato, giusto il tempo per veder riapparire la stessa espressione nauseata di prima con l’aggiunta di un pizzico di confusione. Dovete sapere che sono appassionata di modifiche del corpo. Avendo viaggiato molto in Africa, dove pratiche come la scarificazione, il dilatamento dei buchi alle orecchie e delle labbra, l’allungamento del collo e i tatuaggi DIY sono molto diffusi, soprattutto nelle tribù sub-sahariane, questo tipo di esperienze mi ha sempre intrigata. Ace, la nostra guida/imprenditore del settore turistico, fresco di un lungo soggiorno negli Stati Uniti, è pieno di tatuaggi su tutto il corpo. Molte donne e bambine hanno delle croci tatuate sulla fronte, usate, a quanto pare, come segno indicativo della loro fede religiosa e della loro bellezza. Nonostante ciò, di modifiche del corpo non se ne parla molto e i nostri colleghi etiopi non sembrano molto interessati al tema.

Fino a quando uno di loro mi ha chiesto “Ma perché hai quel coso al naso? Sei per caso una strega?“. Così gli ho spiegato che in Occidente tra i giovani, sia donne che uomini, il mio piercing al naso è molto diffuso. Lui mi ha detto che questa moda sta cominciando a diffondersi tra i giovani della sua età anche lì ma che a lui personalmente non piace. Ho deciso dunque di indagare sulla questione – manco fossi Grace Neutral in Needles and Pins -. Ho chiesto ad Ace di portarci da qualche tatuatrice locale e così ha fatto. Abbiamo incontrato una vecchia signora, in una casetta non troppo lontana dalla Missione. Dopo averle chiesto il permesso di intervistarla ed essermi presentata, mi sono seduta davanti a lei. Mi ha detto che aveva cominciato a fare tatuaggi nel 1970 (seguendo il calendario locale, per il quale dovremmo essere nel 2009/2010). Mi ha spiegato che i tatuaggi tradizionali Etiopi fungono da cura e protezione. Di solito si fanno sul collo ed il petto, sulla fronte o anche sui polsi e avambracci. Lei aveva anche molti disegni ad henna sulle mani e i piedi, completamente neri. Le ho chiesto che ne pensava dei tatuaggi di Ace, ben diversi dai suoi, e lei mi ha detto che oggigiorno i tatuaggi sono diventati un “cult” e che vanno rispettati in quanto mezzo di espressione. A quel punto le ho chiesto anche dei piercing, scambiando il suo buco all’orecchio destro, dilatatosi col tempo a causa di orecchini troppo pesanti, per un dilatatore. Mi ha risposto che anche lei ne aveva uno al naso e che proprio come i tatuaggi, per lei i piercing sono una forma d’espressione della propria individualità. Si da’ il caso che anche lei aveva cominciato a farne nella stanza dove lavora.

Dovete immaginarvi tatuaggi semplici, dalle linee scarse, fatti con materiali spartani, essenziali, richiedenti l’uso di una mano molto precisa. Della sterilizzazione non se ne parla nemmeno: non sono rari i casi di trasmissione dell’HIV tramite gli utensili dei tatuatori in Etiopia, specie quando si tratta di tatuatori non professionisti. Il messaggio della signora resta però molto interessante: poche sono le persone di una certa età – che conosco o ho conosciuto – che dimostrano di essere così aperte alle tendenze delle generazioni che si vedono crescere davanti. Lasciare che una persona si esprima liberamente attraverso il suo corpo senza giudicarla ma cercando di capirla ascoltando ciò che ha da dire è una delle cose che meglio riesce a far nascere connessioni inaspettate tra le persone. Il portare un po’ dell’ “io intimo” alla superficie è ciò che permette all’uomo di porre il sigillo della sua interiorità su se stesso (storpiando Hegel). Un uomo auto-costruito o un’uomo-artista che si usa come canvas? Vittima della dipendenza attuale del mostrarsi o lottatore pronto a morire pur di distinguersi dalla massa? Impulsivo o deciso? Estroverso, egocentrico, narcisista, spendaccione o semplice individuo che tiene a rivendicare la sua unicità? Le domande restano tante. Io sono dell’opinione che bisogna vivere e lasciar vivere in pace gli altri. Un tatuaggio e un piercing non hanno mai ucciso nessuno (nella maggior parte dei casi o almeno quello non è l’intento). C’è da dire che ciascuno ha le sue ragioni e i suoi gusti ed è proprio bello vedere persone felici di far ciò che vogliono con ciò che madre natura gli ha dato. Detto ciò, amate i vostri corpi e imparate ad amare quelli degli altri, nonostante tutto.