12 Ott 12 ottobre (Federica) – Pensiero e linguaggio
Una bambina saliva le scale correndo verso di me e intanto io mi preparavo all’abbraccio certo che stava per arrivare. Qui i bambini cercano il contatto fisico persino più del normale. Ogni occasione è buona per prenderci la mano, toccarci, scrutarci con gli occhi e con le dita. Non conosciamo la loro lingua, ma a loro piace starci intorno. Ho aperto le braccia per accogliere quella bambina, ma subito si è spostata. Non stava venendo da me. Allora ho subito provato a pensare dove stesse correndo e lì mi sono resa conto di non essere assolutamente in grado di prevedere le sue mosse, di interpretare i suoi pensieri. Ho capito di non esserne capace perché associo il pensiero al linguaggio, ma non conoscendo la loro lingua, per un secondo, ho avuto come la sensazione che questi bambini non pensino affatto. E’ stato strano, ma mi ha spinta a riflettere. A pensare come le parole non siano alla base del pensiero, come il linguaggio non sia alla base della comunicazione. Il contatto fisico è il loro modo di comunicarci i propri pensieri. E in più c’è un bel paradosso: nel loro tentativo fisico di trasmettere ciò che pensano io smetto di pensare.
Questi bambini risvegliano in me una sensazione che è una specie di ricordo lontano di qualcosa che avevo – forse – e non ho più, o di qualcosa che c’è ma è nascosto nel profondo sotto chili e chili di ragionamenti, congetture e in sostanza, limiti.
Limiti che mi sento spinta a superare. Voglio lasciare fuori da Adwa i problemi di Roma, i problemi di sempre, i problemi e basta. Non voglio rinunciare a me stessa e alla mia attitudine nei confronti delle parole, al mio attaccamento ad esse, ma voglio andare oltre, cercando di far coincidere quello che sono io, quello che sono questi bambini e quello che in potenza potremmo essere noi. Per questo, oggi, circondata da decine di bambini, sono partita dalle parole, quelle in tigrino, per farmele insegnare. Nessuna frase che esprimesse un pensiero, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro.